14/06/11

Le meraviglie del possibile

Se parliamo di fantascienza in letteratura non possiamo che prendere come punto di riferimento alcuni autori: precursori e talvolta innovatori di questa tipologia di narrazione, la spina dorsale che regge l'intero "genere" -se vogliamo adottare questo distinguo- della fantascienza.

 
Le meraviglie del possibile è probabilmente la raccolta più esemplificativa in tal senso è una celebre antologia che raccoglie 29 racconti di 20 autori diversi, edita per la prima volta da Einaudi nel 1959 e curata da Sergio Solmi (autore dell'introduzione) e Carlo Fruttero, quest'ultimo presente con un proprio racconto sotto lo pseudonimo di Charles F. Obstbaum
Oggi possiamo attribuire a Carlo Fruttero e Sergio Solmi (in seguito anche Franco Lucentini), e ad un editore come Einaudi -che nel 1959 nutriva più di una perplessità-, la "scoperta" e lo sdoganamento di questa tipologia di letteratura nel nostro bel paese, considerata prima "troppo popolare" e "troppo americana", ed oggi troppo nerd e ahimè alla stregua di romanzetti "da viaggio".
Per il momento metto in disparte, la questione sulla ghettizzazione -in taluni ambienti- della fantascienza più sociale e per molti versi più sociologica (Matherson, Sheckley, Orwell, Huxley, Ballard, Dick ecc.) e torniamo al passato. La scommessa delle Meraviglie del possibile -che è pure diventato un modo di dire- si è rivelata estremamente vincente, alimentando l'interesse del pubblico dei lettori, della critica e degli altri editori italiani. Questo successo però non ha generato quell'humus culturale che permettesse, anche da noi seppur per riflesso, l'emergere di nuovi "autori avezzi" a questa tipologia di narrazione. Non parlo di un movimento ma di un concreto sviluppo del genere, un'evoluzione dello stesso da parte della narrativa italiana. Questa restando strettamente ancorata -salvo qualche eccezione stilistica e tematica- non tanto allo sue radici classiche, ma alle correnti principali del primo 900' italiano: il romanzo storico-di guerra/ introspettivo/biografico, il romanzo noir-giallo/thriller, spesso intimista e talvolta pulp. 
Lungi da me criticare queste tipologie, che apprezzo e leggo tutt'ora, resta però l'amaro per una sfida non accettata, incompiuta, un territorio non esplorato che probabilmente non avrebbe potuto consegnarci autori del calibro di Dick, Asimov, Lem -per citare i più noti-, ma avrebbe sviluppato un genere e la conseguente ricercatezza tematica che oggi manca quasi totalmente. 
Recentemente però c'è stato un leggero avvicinameto di alcuni autori, talvolta creando commistioni di generi, eleborando intricate utopie o distopie, mettendo letteralmente un passo nella fantascienza, mischiando le carte talvolta per il bene e spesso per la confusione. Spero di sbagliarmi e di non aver ancora letto "il capolavoro" italiano di fantascienza, dato che non sono onnisciente e vi sono molti autori semisconosciuti o che fanno fatica a venir pubblicati che vogliono cimentarsi con questo intricato e affascinante immaginario narrativo; resta però l'oggettiva considerazione sullo scarso sviluppo e sulla scarsa produzione di libri di fantascienza in Italia. 
Insomma in Italia si scrive poco di fantascienza ed i pochi coraggiosi che ci provano sono malvisti dagli editori. Forse questa mancanza è figlia di un vecchio retaggio, quel disinteresse snobistico -per una narrativa considerata di "serie B"- che ci portiamo dietro dagli anni 60/70, il quale non ci ha permesso di elaborare delle idee e degli scritti attorno a dei temi e dei panorami narrativi talmente vasti da travalicare la dimensione umana e quella terrena.

Tornando al libro, Le meraviglie del possibile è indubbiamente una grande raccolta di racconti di fantascienza, e probabilmente è La migliore se consideriamo la portata e la varietà degli autori presenti: Dick, Asimov, Matherson, Simak, Bradbury, Brown, Heinlein, ecc ecc.
Considerando poi che è stata ripubblicata non so quante volte, resta indubbiamente una lettura obbligata per qualsiasi amante non solo del genere ma della letteratura in generale, e proprio per questo, è consigliata per avvicinare novizi a questi mondi.
Nell'insieme emerge un panorama ideale e narrativo che rappresenta la fase centrale e matura, più golden age (anni 50-60), della fantascienza; un tempo in cui l'immaginazione era preziosa evasione, in cui si credeva all'impossibile, linfa vitale di una realtà sociale attaccata alle necessità e alle contingenze materiali, caratterizzata dall'etica del lavoro, dalla fiducia spasmodiaca nel progresso e dal terrore di una nuova guerra mondiale.

Oggi la raccolta risulta un pò datata: durante la lettura emerge la coesistenza forzata -a poche pagine di distanza!- di veri e propri capolavori sempreverdi, conservati in fresca come il buon vino in cantina, con altri racconti più marginali, diciamo, invecchiati male! 
Nel suo insieme può essere considerata un'ottima lettura dalla bellezza indubbia, sono però numorose le note di stonatura date dai molti racconti che, non solo scricchiolano davanti alla società del presente, ma crollano totalmente superando di molti anni la loro soglia di sopravvivenza.
Altro aspetto: alcuni autori "importanti" sono, a mio avviso, presentati maluccio, per esempio della sterminata produzione di Asimov sono presenti solo due racconti abbastanza marginali e di Dick -solo uno!!!- "Impostore", che resta tra i migliori.              
 
I racconti da leggere assolutamente sono:

-Dick, Impostore
-Keyes, Fiori per Algernon
-Clarke, I nove miliardi di nomi di Dio
-Tenn, La scoperta di Morniel Mathaway
-Sheckley, La casa nuova
-Sheckley, La settima vittima
-Asimov, Consolazione garantita
-Bradbury, Ora zero
-Brown, Un uomo esemplare
-Brown, L'ultimo dei marziani
-Brown, Sentinella
-Robinson, Labirinto
-Van Vogt, Villaggio incantato
-Matherson, L'esame.

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