Sui corsari redivivi:
Un altro pezzo di storia militare italiana emerge dai fondali dimenticati del nostro passato recente.
Dopo appena due settimane dall’inizio della missione di recupero, il relitto sommerso dello storico caccia torpediere Vivaldi è
già stato localizzato, e le prime immagini riprese del sommergibile sono
state trasmesse alla base.
Obiettivo del museo di storia marina è far luce sulle ultime ore di attività della nave, risalenti ai concitati e tragici giorni che seguirono la notizia dell’armistizio italiano, l’otto settembre 1943.
Obiettivo del museo di storia marina è far luce sulle ultime ore di attività della nave, risalenti ai concitati e tragici giorni che seguirono la notizia dell’armistizio italiano, l’otto settembre 1943.
La
missione dichiarata del Vivaldi, in stanza al porto di Civitavecchia,
era imbarcare re Vittorio in Sardegna e portarlo al sicuro. Annullata la
missione, la nave venne localizzata dai tedeschi e attaccata. Buona
parte di militari riuscirono a mettersi in salvo, solo il comandante di
seconda Allessandro Cavriani il capo macchine Virginio Fasan, rimasero
sul relitto, per affrettare l’affondamento ed evitare così che cadesse
in mani nemiche. Le testimonianze raccontano come, nella migliore
tradizione navale, i due ufficiali, in piedi sull’attenti, si siano
lasciati inghiottire dalle acque del mare [..]
Partendo
da questo incipit, potevamo allacciarci alle tragiche notizie degli
ultimi giorni, di altre navi inabissate, il cui carico umano, ben più
numeroso e indifeso, ha visto annientare ogni speranza dalla forza di quello stesso mare imprevedibile.
Oppure, con piglio
più polemico e strumentale, potevamo usare l’immagine della nave che
affonda, come metafora di una realtà nostrana (politica, culturale,
istituzionale, fate voi), che lentamente ed inesorabilmente si trascina
verso il fondo. Per celare i segreti che una stiva chiusa a doppio
mandato protegge, la falla aperta sta imbarcando sempre più acqua, e
nell’augurarsi un quanto più rapido inabissamento, avvertiamo troppo
tardi quell’acqua al ginocchio che ci rende coinvolti nell’evento.
Ma siccome non siamo particolarmente capaci, a noi di’ Believe it or not’
ci è più facile prendercela con i capitani di oggi, che al contrario di
quel Cavriani, che aveva due cocones così, non vanno più a picco con la
loro nave.
I capitani merdosi ce la fanno sempre, in certi casi qualche disperato prende il loro posto e la loro colpa, oppure hanno uno scafo di 12 metri, legato
a poppa (!), che gli aspetta pronto a metterli in salvo da tutti i
pericoli. In ogni caso la loro furba presenza si trascina, ancora una volta, al largo delle loro responsabilità .
Questi
capitani sembrano irraggiungibili, inattaccabili, meglio di qualsiasi
Long John Silver riescono a sviare gli assalti dei gendarmi, e tenere
sempre al sicuro il loro pezzo di isola del tesoro. Contro i pirati dei 7
mari non resta che sperare in uno tsunami benigno, che arrivi e
colpisca soltanto questi esemplari prescindibili di umanità manifesta.
Ben fatto!!
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