Introduco brevemente il fugace lettore ad una serie di considerazioni sull'attuale situazione socio-politica della giovine repubblica italiana, senza entrare nelle discussioni macro sulle defezioni governative o sull'inefficenza posizionale dell'op-posizione. Attenzione non parlo di scarsa affluenza alle urne o della sconfitta delle grandi narrazioni partitiche e nemmeno della meno che modesta considerazione che l'italiano medio nutre sulle contromisure Tremontiane alla crisi economica che imperversa da qualche tempo nell'intero globo industriale. Non parlo di disaffezione alla politica, quella è ben evidente e nota a tutti,
mi riferisco ad una più spiccata incoerenza decisionale e più gustosamente comunicativa che -soprattutto- nell'ultimo periodo caratterizza la politica
italiana.
Di cosa parliamo? Di prendere decisioni-lampo mettendole al vaglio del popolo attraverso i canali informativi.
Un buon metodo per sondare il terreno, ma anche per provocare terrore ed agitazione nelle persone già scoraggiate dalla "delicata" e demoralizzante situazione economica e dal prosciugamento del loro conto in banca e nel materasso.
Non parliamo compiutamente della manovra anti-crisi, se tale si può considerare, ma delle succose proposte che il governo propina ogni giorni attraverso "sondaggi in diretta", come pietre scagliate addosso alla gente per mezzo dei media. Brillanti trovate come domande di un quiz show per vagliare la reazione del popolino, per verificare fino a dove può spingersi la mannaiata legalizzata ai danni dei lavoratori.
Parliamo dei tagli e della loro presunta concretezza ed attendibilità. Esternazioni "sparate al vento" per dar fuoco alle polveri come per esempio togliere gli anni di contribuzione a chi ha fatto il militare o il servizio civile, per non parlare dell'università, e tutto ciò solo per far incazzare buona parte della popolazione dello stivale. E che dire della sospensione delle feste laiche, di alcune province e poi di tutte, tagli agli enti locali ed alle università, togliere la tredicesima agli statali e chi più ne ha più ne metta! Tante chiacchiere ed altrettante minacce, talvolta ritrattate e ridimensionate, o semmai anticipate in un delirio precognitivo per preparare gli italiani al peggio.
Il governo del "meno tasse per tutti" si prodiga nel predicare l'equità come metro di misura per fronteggiare la crisi, come unico mezzo per chiedere un sacrificio generalizzato, per poi scagliarsi contro l'italiano medio, che al mattino si sveglia presto per andare a lavoro, cercando oltretutto di modificare la costituzione per facilitarne i licenziamenti, e addio giusta causa!
Il governo del "meno tasse per tutti" si prodiga nel predicare l'equità come metro di misura per fronteggiare la crisi, come unico mezzo per chiedere un sacrificio generalizzato, per poi scagliarsi contro l'italiano medio, che al mattino si sveglia presto per andare a lavoro, cercando oltretutto di modificare la costituzione per facilitarne i licenziamenti, e addio giusta causa!
Proposte-lampo per destare reazioni nell'incertezza più assoluta, non una manovra compiuta, un'improvvisazione degna del peggior cabarettista.
Ma allora potremmo considerare queste "prove" come la dimostrazione più eloquente di capacità decisionale, di quell'arguzia da politicanti indaffarati nel comporre un contorto puzzle; impegnati a predicare il ridimensionamento senza mettere mani al proprio stipendio, celando con arguta solerzia i lussi di classe agiata ed "impegnata" di assenteisti ed evasori da loro così egregiamente rappresentata.
Nella confusione emerge il dissenso di un governo allo sbando non solo per la situazione economica internazionale ma anche per la particolare armonia che lo caratterizza internamente.
Il dissenso come mancanza di senso compiuto nelle posizioni da prendere, come disaccordo di una maggioranza frantumata e di una classe dirigente ormai composta da dinosauri, predicatori e maghi di oz. L'incoerenza che caratterizza gli uomini al potere tocca le sue vette più alte: non è più la causa del malgoverno, ne diventa il fine, poiché nell'incertezza è meglio ricorrere alla minaccia, osservando con distaccato cinismo le reazioni per creare ex novo soluzioni improvvisate e sbilenche. Un nonsense del potere burocratico che crea solo nebbia a livello cominicativo e sotto il profilo funzionale.
Si sviluppa così un disorientamento difficile da risanare che contagia il popolo attraverso la politica e lo demoralizza. Osservando il fenomeno socialmente, se da un lato il governo diventa sempre più precario perdendo i voti del suo "zoccolo duro", d'altra parte è tutta la politica a perdere la sua credibilità, se lecito usare questo termine.
Cos'è credibile ormai? Probabilmente la credibilità e la fiducia sono stati sostituiti dalla plausibilità e dalla falsa speranza che hanno costretto gli "elettori" a predicare altre strade ed altri mezzi per farsi ascoltare.
Cresce la necessità di una svolta, un rinnovamento della classe dirigente che nasca da un genuino rinnovamento culturale che verosimilmente si verificherà solo quando toccheremo il fondo del pozzo.
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